Le montagne di Fuerteventura

Tra i luoghi il cui nome da sempre desta la mia curiosità rientrano le Isole Canarie, un arcipelago composto da sette isole vulcaniche maggiori (più altre minori), bagnato dalle onde dell’Oceano Atlantico, che forma una Comunità Autonoma della Spagna.
La prima di queste a stuzzicarmi fu Lanzarote per i numerosi vulcani; a seguire La Gomera per la foresta pluviale e Gran Canaria per le dune di sabbia situate nel sud dell’isola. Fuerteventura, invece, la mettevo all’ultimo posto e da lì non si spostava. Ovviamente non mettevo in dubbio la sua bellezza, semplicemente non sentivo una particolare attrazione verso di essa. Allora in realtà non conoscevo praticamente niente dell’isola né sapevo quanto fosse abbastanza selvaggia e che, se si escludono zone più popolose come Corralejo, Morro Jable o Puerto del Rosario per citarne alcune, molto spesso si attraversano piccoli comuni che a un’occhiata rapida e superficiale sembrano offrire poco o niente a un turista.

L’anno scorso non so che cosa ha fatto scattare in me il desiderio e la curiosità di rivalutare Fuerteventura, ma da allora l’isola ha scavalcato tutte le posizioni nel mio personale elenco delle Canarie. Ho dedicato molto tempo allo scouting su Google Earth, segnandomi diversi punti in base alla posizione del sole sparsi qua e là, principalmente nel centro e nel sud dell’isola e pregustandomi la sensazione di vivere in prima persona quei momenti. Così, mi sono finalmente deciso a visitare quest’isola per qualche giorno nella prima metà di dicembre.
Come già scritto in precedenti post, il mio modo di fare fotografia sta cambiando, sia nelle composizioni sia nella scelta dei soggetti. Infatti, gran parte dei punti che mi ero segnato su Google Earth indicavano un paesaggio caratterizzato da linee dolci o nette sovrapposte le une alle altre, che richiedevano obbligatoriamente l’uso di un teleobiettivo, nel mio caso il 70-200mm.

Nel corso del breve viaggio mi sono dedicato anche a qualche mosso intenzionale, a dettagli nella sabbia e ad alcune lunghe esposizioni, ma fotografare le montagne che si stagliavano verso il cielo o che si perdevano nel blu intenso dell’oceano è stato sicuramente ciò che più mi ha coinvolto e appassionato.

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Alla (ri)scoperta dell’Islanda

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Alberi nella nebbia