Il mio rapporto con la fotografia è piuttosto recente, non è di quelli lunghi che durano da sempre. Da piccolo quando avevo forse 7 o 8 anni mi divertivo a usare una vecchia Polaroid, che nel giro di un minuto stampava direttamente lo scatto, permettendo quindi di osservarne il risultato. Allora vivevo quell’attesa con grande intensità; poi però finì lì. Negli anni seguenti smisi completamente di pensare alla fotografia. Visitavo occasionalmente qualche mostra, ma non sentivo alcun interesse verso quell’ambito. Ci ho messo tanto in effetti a capire che cosa mi piacesse e che cosa no.
Quando ho ripreso in mano una macchina fotografica qualche anno fa, spinto da una pulsione sempre più forte che mi suggeriva di ricominciare, in quel momento ho capito che la fotografia mi avrebbe sempre accompagnato; ne intuivo l’importanza, ma non avevo idea che avrebbe cambiato il mio modo di essere.

Da quel momento, infatti, per me è stata una rivelazione o, per meglio dire, un risveglio. Guidato dall’amore per la Natura, ho trovato l’espressione di me stesso attraverso il paesaggio, il quale mi ha portato a scoprire e ad approfondire la conoscenza di luoghi vicini e lontani e soprattutto a vivere momenti di grande intensità che mai avrei sperimentato altrimenti e che tuttora mi spingono verso una continua ricerca interiore.
Fotografare equivale a comprendere meglio la mia persona; perciò, prediligo una fotografia più espressiva che documentaristica.

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